LACCI … è un pugno nello stomaco.
Chi ha vissuto e/o vive il dramma del fallimento del proprio matrimonio, quando da esso sono nati dei Figli, non può non rimanere agghiacciato da molte scene del film di Daniele Lucchetti, tratto dall’omonimo libro di Domenico Starnone. Scene che ritraggono perfettamente lo sgomento e la disperazione negli occhi dei bambini che assistono di sovente ai litigi ed alle incomprensioni tra i propri genitori.
La storia di Aldo e Vanda, ben interpretati da Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher (in gioventù) e da Silvio Orlando e Laura Morante (in età matura), appare piena di crepe e disfunzioni. Ciascuno di loro è la perfetta espressione della fragilità umana eppure entrambi rivestono il ruolo di quei genitori che dovrebbero essere per i propri figli esempio di maturità, responsabilità e stabilità emotiva.
Anna e Sandro, i figli appunto (interpretati, rispettivamente, da Giovanna Mezzogiorno e Adriano Giannini), crescono con la consapevolezza che l’Amore non esiste. E le loro Vite da adulti sono lo specchio delle loro convinzioni. L’espressione più pura di quello sfacelo che i traumi infantili determinano negli adulti.
Nessuno esce vincitore da una guerra durata quarant’anni che ha lacerato tutte le esistenze coinvolte, nessuna esclusa, sfilacciando – fino a spezzarli – tutti i lacci che avrebbero dovuto tener fermo l’insieme e che, invece, si sono rivelati inconsistenti.
I matrimoni dovrebbero essere il frutto del desiderio fermo e responsabile di condividere una progettualità da realizzare nel tempo anche attraverso i figli che il tempo stesso dona alla coppia. E’ un impegno talmente gravoso che se la maggior parte delle persone riflettesse accuratamente su ciò che esso comporta, probabilmente non si sposerebbe. Invece, prevale l’ebbrezza della passione o di quell’audacia che io chiamerei incoscienza che fa compiere il salto verso il “Per Sempre” senza una realistica consapevolezza delle sue conseguenze. Ed ecco che allora, alle prime difficoltà, ai primi segni di fastidio, di noia, di intolleranza verso l’altro – che intanto è diventato Padre o Madre dei nostri Figli – cerchiamo fughe più o meno conciliabili con la vita matrimoniale.
Più o meno conciliabili con quegli stessi Figli.
E creiamo esseri insicuri, frustrati, disillusi ed emotivamente fragili. Bolle di sapone destinate a infrangersi contro le pareti sconfinate della realtà distorta che noi stessi inconsapevolmente abbiamo donato loro.