Lo sconforto per questo periodo grigio che tutti noi stiamo vivendo è stato mitigato ieri da un incontro piacevole … quello con il gusto dei piatti della “Osteria e … Storia” in cui mi recavo per la prima volta rimanendone colpita.La gentilezza nel servizio è indubbiamente un punto a favore ma ciò che si è rivelata fatale è stata la
raffinatezza dei piatti che non ha giocato a discapito della tradizione e della semplicità degli ingredienti.
La mia zuppa di ceci e pomodori secchi su cui era adagiato uno spiedino di bocconcini di baccalà in tempura era veramente squisito.
Ma il clou dell’intero pasto sono risultati i secondi.
Un “cuoppo” di pesce fritto molto caratteristico e composto da calamari, gamberi ed alici e, ancor di più, dei filetti di orata ricoperti di sfoglie di patate e serviti su scarole dalla duplice consistenza.
Siamo a Piano di Sorrento … Napoli e il suo Golfo sono a un passo.
Così la cucina napoletana la fa da padrona in ogni dove.
Anche a casa mia!
Ma ogni tanto, quando vado al ristorante, mi capita di trovare nei piatti un sapore familiare che il talento di qualcuno ha saputo “rivisitare” (si dice così!) e rendere più luminoso.
Si chiama innovazione nel rispetto della tradizione.
Ecco … ieri io l’ho percepito!