Mi rendo conto sempre più spesso che non tutti conoscono la Costituzione italiana e che pochissimi ne analizzano il contenuto in maniera corretta. Per esempio, prendiamo l’articolo 1), il primo e principale, il “biglietto da visita” del nostro Paese. “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Quando mi soffermo su questo articolo i miei studenti non si capacitano di come io riesca a parlarne ininterrottamente per oltre venti minuti. Già … sembra tutto sommato composto da un periodo sintattico breve e semplice. Invece c’è da approfondire molte tematiche: il concetto di “repubblica democratica”, quello di lavoro; il significato di “sovranità popolare” e non ultimo quello del suo libero esercizio “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Quando parlo di democrazia mi soffermo sulla etimologia della parola. Sui termini greci dai quali essa deriva: “demos” e “kratos”. “Potere del popolo”, ma senza che i “populisti” esultino … perché il dettato costituzionale è chiaro: si tratta di un potere che viene esercitato “nelle forme e nei limiti della Costituzione” e, cioè, nei soli casi in cui è prevista la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica del paese. Referendum abrogativo, petizione popolare e iniziativa legislativa popolare sono gli unici istituti di democrazia diretta previsti dal nostro ordinamento giuridico, nel quale prevale indubbiamente l’altra forma di democrazia, quella indiretta, che ci consente di eleggere i nostri rappresentanti in Parlamento, affinché svolgano le loro funzioni, e per giunta senza vincolo di mandato (mi dispiace per i “grillini”). Ed è qui che scatta inevitabilmente il collegamento con un altro importantissimo articolo della nostra Carta costituzionale, l’articolo 48), in cui si afferma che “sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che abbiano compiuto la maggiore età”. Non lesino parole e mi soffermo sul lungo percorso storico che ha portato, soltanto nel 1946, l’estensione del diritto di voto – un tempo appannaggio esclusivamente degli uomini, ancorché analfabeti – anche alle donne, decretando finalmente il fatidico traguardo del suffragio universale; traguardo che alcuni paesi del mondo hanno raggiunto soltanto di recente (il Kuwait, per esempio, soltanto nel 2005!) Il voto “sarebbe” poi personale, eguale, libero e segreto, oltre che un dovere civico. Eppure, i miei studenti non si capacitano del fatto che, a dispetto di quel che afferma la norma, il voto spesso non sia in realtà ne’ libero ne’ tantomeno segreto. E lungi dal costituire un dovere civico, esso appare piuttosto ai loro occhi come una mera formalità da compiere se non, addirittura, una fastidiosa ed arcaica consuetudine da debellare definitivamente. L’indifferenza verso la “Politica/Partecipazione” di Gaber appare qui in tutta la sua magistrale portata, e mi lascia attonita e frastornata. Mi impongo di continuare: l’incapacità civile, che da anni non e’ più un limite all’esercizio del diritto de qua; il voto degli italiani all’estero; le recenti elezioni in USA; quelle ancor più recenti degli organi collegiali della scuola. Ed allora e’ un crescendo di voci che sostiene brogli elettorali e connivenza tra eletti e professori. Come se i docenti c’entrassero qualcosa nelle elezioni dei rappresentanti degli studenti nel Consiglio d’Istituto. Allora non mi resta che affrontare il non semplice discorso sulle formule elettorali. “Se il sistema fosse stato maggioritario” mi preme specificare “la lista che ha ottenuto la maggioranza di voti validi avrebbe ottenuto tutti e quattro i seggi in palio. Di contro, essendo un proporzionale, ai primi due eletti di quella stessa lista sono stati assegnati due seggi ed i due seggi residui sono andati ai primi eletti delle altre due liste presentate dagli studenti”. Erano in tutto tre liste, quattro posti in palio. Un sistema che consente la governabilità o al contrario uno che garantisce la rappresentatività? Ed ecco il compito di realtà. Qui si accalorano, mostrano interesse, partecipazione, entusiasmo. Mi auguro che sia soltanto l’inizio … e che il loro “attivismo civico” non si fermi qui … perché la Vita, la Politica, la Libertà e il Coraggio delle Scelte meritano interlocutori validi, competenti, autorevoli e in grado di competere con il Futuro. Io cerco soltanto – o mi illudo – di dare una mano!