Lo spunto me lo ha dato una persona con la quale ieri parlavo di “normalita”. Ed ho riflettuto sul fatto che, effettivamente, essere normali potrebbe non significare nulla se non essere conformati ad un sistema impostoci dall’alto. In effetti, fin dalla scuola materna, si è portati a pensare che l’allievo più brillante non sia quello la cui mente è più perspicace, più vivace o con la capacità di creare più inventiva ma quello che, di fronte alle domande poste, dà risposte piu’ vicine a quelle che ci si aspettano da lui. “Fuori tema” tradurrebbe il sistema educativo con un evidente segno rosso. Ma una volta terminata la scuola, e i rigidi schemi in cui è tutt’ora intrappolata, nel mondo reale – caratterizzato da eventi anche imprevisti e imprevedibili con i quali confrontarsi continuamente – non dovrebbe piuttosto risultare una qualità l’essere “fuori tema”, non fare ciò che fanno tutti, inventare ciò che non è mai stato fatto, anche nel campo delle soluzioni di speranza, quando tutte quelle accademiche sono state sperimentate senza successo? Qualcuno ha detto, e mi è piaciuto molto, “Non siamo forse sulla terra per aggiungere una rima unica al grande poema del mondo e non per rispondere all’astratto numero di matricola attribuitoci dall’Amministrazione?” Dovrebbe essere proprio cosi ma, purtroppo, la realtà è diversa. Il concetto di normalità viene erroneamente oggettivizzato. È normale chi fa, pensa e dice ciò che fa, pensa e dice la maggior parte delle persone, rese “magma” da quella omologazione di azione, pensiero e linguaggio che investe e travolge chi mostra di possedere una visione singolare del mondo. In realtà, esistono piu’ interpretazioni del concetto di “normalità” e l’intelligenza e l’apertura mentale dovrebbero consentire di coglierne le diverse sfumature al fine di apprezzarne, appunto, ogni singola nuance. “Fuori tema” è, appunto, una nuance della normalità, quella che più delle altre le conferisce la luminosa iridescenza della moderata genialità!