È una siccità dei sentimenti quella che emerge dal nuovo film di Virzì. È la prima considerazione che abbiamo fatto io e le mie amiche quando siamo uscite dal cinema questa sera. Uno scenario apocalittico, surreale e per certi versi futuristico fa da sfondo a percorsi di vita aridi e solitari che si intrecciano fino all’inverosimile. A Roma non piove da circa tre anni e la carenza di acqua, il suo contingentamento e le conseguenze che ne derivano rendono la vita in città delirante e per certi versi angosciante. Un plauso alla fotografia di Luca Bigazzi. Il letto del Tevere completamente prosciugato e costellato da rottami di ogni genere – debitamente ritratto in giallo senape – lascia tramortiti. Persone ed oggetti sono lerci. Vorrà pur dire qualcosa! Tanti i temi toccati. Troppi, forse. Dall’emergenza ambientale all’immigrazione, dal femminicidio alla devianza giovanile, dalla omosessualità al narcisismo patologico, dalla disinformazione alla crisi sanitaria. Talmente tanti che a voler approfondire ognuno di essi si rischierebbe di dar vita ad un K-drama stile coreano. Ogni attore (nel cast Silvio Orlando, Valerio Masteandrea, Claudia Pandolfi, Monica Bellucci e molti altri) incarna un personaggio che è in qualche modo collegato agli altri. In uno “svelarsi” di relazioni che prendono vita e forma con e dall’incedere caotico e distonico del film. Onestamente il film mi è piaciuto molto. Non è banale. Non è noioso. Invoglia alla riflessione ed al confronto. E soltanto per questo andrebbe visto e condiviso. Infine, personalmente ha stimolato in me il duplice contrapposto sentimento, quello di ribrezzo verso le blatte (insetti che letteralmente odio!!) e quello di piacere nell’ascolto di uno dei miei brani preferiti, “mi sei scoppiato dentro il cuore”, entrambi leitmotiv del film!