Ho sempre creduto di essere forte. In alcuni periodi della mia vita addirittura invincibile. Poi ci ha pensato la vita stessa, con le sue mareggiate, a riportarmi con i piedi per terra – anzi a sbattermi violentemente sulla battigia, esanime e senza forze – ridimensionando quell’ego ipertrofico che mi ero costruita da bambina. Mi era stato chiesto di studiare anzitempo e di stare al passo con compagni di classe più grandi di età e quindi più pronti, più maturi, più preparati di me. Ahi .. le mareggiate. Quelle mi hanno stropicciato un poco. Non c’è che dire. Hanno mitigato il senso di onnipotenza che ha pervaso la mia giovinezza, frenando l’entusiasmo e l’ottimismo di chi utopisticamente pensava che una intelligenza vivace ed una preparazione di spessore potessero garantire successo in ogni campo. Professionale senz’altro. Sentimentale, anche. Oggi mi rendo conto – e lo scrivere queste poche righe mi dà l’opportunità di ricordarlo – di quanto stupida, avventata e ingenua era una simile convinzione. Il mondo di oggi è dominato dalla superficialità dei rapporti, dalla scaltrezza di chi si inventa una professione lucrando sulle competenze ed i profitti altrui, dalla luce abbagliante delle immagini costruite a tavolino, dalla perfezione di corpi che come avatar si cercano e si relazionano nella realtà virtuale per poi dissolversi come polvere di stelle nel cyberspazio non appena uno solo di essi timidamente avanza la richiesta di provare a gestire quella relazione su un diverso piano. Un incontro di persona. La realtà spaventa troppo. Il confronto guardandosi negli occhi assume la parvenza di una scalata insormontabile. Troppa fatica, troppo impegno. C’è un fuggi fuggi generale. È vero. Si ha meno tempo. Gli incontri vanno organizzati e gestiti, inserendoli faticosamente in un carnet già fitto di impegni di ogni genere. C’è da incastrare perfettamente i pezzi di quell’enorme puzzle che è la nostra vita, facendo combaciare oneri che attengono al lavoro, alla famiglia, alle passioni. Tutto in una corsa frenetica contro il tempo che ci pone in una folle competizione con gli altri, ma soprattutto con noi stessi. Perché dobbiamo essere bravi, bravi e belli (mai dimenticare l’aspetto estetico, fondamentale nel cyberspazio ancor più che nella realtà!). Dobbiamo assolutamente trovare il tempo per il parrucchiere, per l’estetista, per il chirurgo estetico, per il nutrizionista, per il personal trainer, per la palestra, per il nuoto, il pilates e/o il padel, per gli aperitivi con gli amici e le cene a base di sushi. Chi molla rischia di non essere abbastanza cool. Ed è per questo che mi sento stanca. Stanca di correre, di toccare soltanto di striscio le vite degli altri, di rimbalzare da un impegno all’altro con la passività di un bradipo ma con la folle laboriosità di una formica. Ci vuole tempo … per coltivare un campo ed attendere che dia i suoi frutti. Così ci vuole tempo per raggiungere i risultati in un lavoro che si è svolto con costanza e abnegazione. Ci vuole tempo per costruire una relazione, di qualsiasi genere. Con i Figli, con gli Amici, con il Partner. Quel tempo che nessuno ha più, o meglio che tutti hanno riempito a dismisura di ogni genere di attività che siano il più possibile meccaniche ed asettiche. Attività che coinvolgano poco l’aspetto empatico, emotivo, sentimentale. Per questo … troppo impegno, troppe responsabilità. Meglio soprassedere!!