Sono anni che le Donne aspettano un domani che non arriva mai. Quello in cui non dovranno dar conto all’uomo che hanno accanto al fine di compiere scelte completamente libere.

Stamattina il Corriere della Sera riportava due specifici episodi di violenza nei confronti di donne per mano dei rispettivi mariti.

Una (Annalisa D’Auria) è stata pugnalata ed è morta all’istante in presenza della figlia di tre anni. L’altra (Etleva Bodi) è stata strangolata mentre i figli dormivano nella stanza accanto ed è morta dopo quarantotto ore di agonia. Entrambi i mariti credevano che la loro donna li tradisse e non accettavano che ciò potesse accadere. Mi sono soffermata a riflettere sul senso di possesso che l’uomo prova ancora nei confronti della propria donna, nonostante siano passati anni da quando alla donna stessa siano stati riconosciuti una serie di diritti che nell’antichità le erano preclusi; nonostante oggi le donne studino, siano colte, autonome, indipendenti economicamente e perfettamente in grado di compiere scelte consapevoli.

Poi … stasera il film d’esordio alla regia di Paola Cortellesi. Con lei come protagonista femminile e Valerio Mastandrea come protagonista maschile.

Un pugno nello stomaco.

Perché, finché ce lo raccontato che le donne fino a qualche decennio fa non contavano nulla, è una cosa.

Guardare in faccia la realtà, in bianco e nero, proprio come doveva essere la realtà nel secondo dopoguerra in Italia, ne e’ un’altra.

Ho provato tanta angoscia.

Più specificamente, un senso di soffocamento, che mi ha accompagnato durante tutto il film e che e’ scemato soltanto con lo scorrere sullo schermo dei titoli di coda, quando ho avuto la certezza che tutto quello a cui avevo assistito, pur essendo tratto dalla realtà dell’epoca, era ormai qualcosa che apparteneva al passato (benché qualche strascico della cultura maschilista imperante nei secoli, ed ancora perfettamente in auge fino ad appena settant’anni fa, lo si può percepire da episodi come quelli menzionati in apertura!)

In effetti, solo settant’anni sono passati da quando agli occhi dell’umanità le donne non contavano assolutamente nulla, così com’era per i Greci dell’età di Pericle. Il diritto di voto non spettava alle donne allo stesso modo in cui non spettava agli schiavi.

Il diritto di voto viene attribuito alle donne italiane con il decreto legislativo luogotenenziale n. 23 del 1945, ed esse votano per la prima volta in occasione del referendum istituzionale del 2 giugno del 1946. Con orgoglio e fierezza, indossando l’abito della festa e colorandosi le labbra con il rossetto, come ben si evince dal film.

Ma il film mette in luce tutte quelle “storture” … (per me donna di oggi, evidentemente!) … che caratterizzavano la cultura patriarcale dell’epoca, la quale voleva la donna servile, silenziosa, ignorante, succube … del padre prima, e del marito dopo, ai quali soli spettavano rispettivamente, nelle diverse fasi della loro vita, le scelte che la vita stessa comportava e che mai esse avrebbero potuto compiere liberamente ed autonomamente.

È stato durissimo per me assistere a scene di violenza fisica, psicologica, domestica, economica; a soprusi perpetrati da uomini di ogni classe sociale, in maniera trasversale, su mogli, figlie, nipoti, nuore e, persino, ai danni di donne estranee al ménage familiare, che avevano l’ardire di mostrare qualche barlume di intelligenza e/o spirito imprenditoriale.

La “cresta” sui propri guadagni, da consegnare senza margini di discussione al marito; le giustificazioni sociali alle reiterate violenze domestiche; il matrimonio come forma di riscatto ed affrancazione dal potere del padre (che si traduceva, poi, semplicemente, nel trasferimento di questo potere al marito); il non consentire alle donne di accedere all’istruzione superiore; il guardare con sospetto anche alla corrispondenza che alle stesse veniva personalmente consegnata. Tutte tematiche trattate nel film della Cortellesi e da approfondire, magari in classe, magari ancora oggi, con i ragazzi e le ragazze del 2023, che potrebbero non sentirsi toccati da certi argomenti, perché ormai le donne votano, sono laureate, istruite, siedono ai posti di comando, hanno scalato posizioni sociali ed economiche, possiedono autonomia ed indipendenza, anche economica, effettuano scelte quotidiane ed in tutti i campi … eppure muoiono, ancora, e tante (38 vittime dall’inizio dell’anno), per mano di uomini che queste scelte non le condividono e non le accettano.

Quindi si … c’è ancora domani!