Qualche giorno fa ho visitato il Museo Navale di La Spezia e mi ha colpito particolarmente un’ala dello stesso dedicata a ben ventisei polene che provenivano da diverse Marine preunitarie e dalla Marina austroungarica (soltanto due polene erano state rinvenute in mare).

Realizzate da sconosciuti artisti del legno, tutte raccontano una storia affascinante: “Minerva” e’ la più antica (1783), “Atalanta” fu rinvenuta nell’Oceano Atlantico, “Drache” e “Salamander” sono le polene di due corazzate della Marina Asburgica mentre “Euridice” era quella della fregata a vela sulla quale si arruolo’ il giovane Garibaldi.

Polene Museo Navale La Spezia
Polene Museo Navale La Spezia

Queste di La Spezia sono soltanto alcune delle tante polene che si trovano oggi unicamente sulla prua delle navi-scuola e/o nei musei navali delle principali città marinare del Mediterraneo.

Ma la loro storia e’ affascinante, ricca di credenze, superstizioni e simbolismo.

Con il termine “polena” si indica genericamente una scultura lignea posta a prua delle navi.

Quanto alle sue origini, benché si ritiene che esse possano essere individuate nella battaglia di Salamina del 480 a.C. – quando l’ateniese Licomede avrebbe offerto ad Apollo le insegne della prima nave persiana catturata – c’è chi le fa risalire addirittura ad epoche precedenti.

In effetti, gli Antichi Egizi già ornavano le loro navi con raffigurazioni di uccelli sacri scolpite nel legno. I formidabili navigatori Fenici preferivano invece ispirarsi ai cavalli. Le navi greche e latine avevano teste di cinghiale e lupi montate sulla prua. Secondo gli studiosi, tali raffigurazioni avevano lo scopo di augurare all’imbarcazione l’abilità dell’animale rappresentato; e, quindi, le navi egizie erano protette, quelle fenici veloci e quelle greche e romane superavano tutte in ferocia.

Quanto all’origine del termine “polena”, esso deriva dal francese “poulaine”, con cui si chiamava una scarpa medievale a punta molto diffusa tra il XII e il XV Secolo.

Nel corso del tempo, la polena diventa il simbolo della potenza navale; non solo della singola unità, ma del regno che rappresenta. Le navi da guerra divennero dei veri e propri simboli di potere e le decorazioni divennero sempre più complesse. Nel 1700 gli ornamenti divennero così numerosi che la Royal Navy cominciò a regolamentarli e limitarli. La figura più gettonata restò il leone fino al XVIII secolo in quanto simbolo di aggressività, forza, velocità e astuzia. Successivamente ci si ispirò a figure mitologiche o umane (al museo navale di La Spezia c’era quella raffigurante Cristoforo Colombo che con l’indice punta le Americhe e quella raffigurante l’Italia che con le catene spezza la dominazione straniera).

Polena Cristoforo Colombo
Polena Italia

In alcuni casi le polene servivano per identificare univocamente un vascello: rappresentando il nome della nave, esse erano d’ausilio ai marinai che, all’epoca, erano analfabeti e, quindi, incapaci di leggere.

Con la fine delle Guerre napoleoniche, le polene perdono di importanza. Anche perché, essendo intagliate nel legno massiccio ed essendo poste sulla punta dello scafo, esse influivano negativamente sulle capacità di navigazione delle navi. Questa motivazione, e gli alti costi di realizzazione, portarono nel XVIII secolo gli artisti/artigiani a realizzare polene molto più piccole e i proprietari delle navi addirittura ad eliminarle nel secolo successivo.

Nell’XIX secolo, infatti, le navi costruite in acciaio sostituiscono integralmente quelle in legno e l’architettura navale subisce cambiamenti radicali che portano all’abbandono delle sculture lignee dal carattere apotropaico.

Oggi le navi hanno linee completamente diverse da quelle di un tempo e, sebbene gli uomini che vanno per mare restano tuttora ancorati ad antiche consuetudini e pratiche scaramantiche (stregonerie, esorcismi, rituali pagani e religiosi erano e sono il pane quotidiano di capitani e marinai sempre attenti a non sfidare le regole della fortuna e ingraziarsi, con riti propiziatori, la benevolenza degli elementi naturali), le polene non li accompagnano più nei loro viaggi e giacciono dormienti sulle pareti dei musei in attesa di essere risvegliate da qualcuno dei visitatori nei loro sogni o nei loro scritti … proprio come ho fatto io oggi!