I riti della Settimana Santa in Penisola Sorrentina mi affascinano sempre, benché siano cadenzati da ritmi lenti e ripetitivi.

Vi assisto ogni anno da quando sono bambina ed a parte un paio d’anni in cui ho lavorato fuori – in contesti dove l’atmosfera pasquale si respira soltanto ed unicamente la domenica di Pasqua – posso dire di essere stata e di essere costante nel mettere in pratica, il Giovedì ed il Venerdì Santo, gli stessi, identici comportamenti.

Sono di Piano di Sorrento e le processioni pasquali fanno parte del mio DNA. Le ho viste sfilare per le strade ed i vicoli del mio paese, ho ascoltato i canti proposti da ciascuna arciconfraternita, mi sono inebriata con il profumo dell’incenso sparso nel buio, ho ammirato con la stessa meraviglia che avevo negli occhi da bambina le statue della Madonna e del Cristo, sostenute dalle spalle possenti di chi eredita per appartenenza familiare quel ruolo e quella responsabilità.

Il Giovedi’ Santo la visita ai sepolcri e poi con le Amiche assiepata sul Corso per assistere alla sfilata degli incappucciati bianchi. E’ l’Arciconfraternita della Santissima Annunziata di Piano di Sorrento, istituita dal reverendo Jacopo Aniello Pollio nel 1608, contraddistinta da manto bianco, cordone, guanti e paramenti celesti. Gli incappucciati vengono fuori dalla Chiesa dell’Annunziata – fra le piu’ antiche della Penisola Sorrentina in quanto sorta sui resti dell’antico tempio pagano dedicato alla dea Cibele – tra le fiaccole che vivacemente illuminano il Largo dell’Annunziata. Da qualche anno l’arciconfraternita ha consentito la partecipazione anche alle donne, in controtendenza rispetto ad altre associazioni piu’ tradizionaliste e rigide nell’applicazione dello Statuto. Ecco il motivo per il quale giovedì essa mi è apparsa molto più corposa e lunga di quanto io ricordassi. Sotto il cappuccio bianco a punta c’erano anche tante donne, animate dalla fede e dal senso di una trazione secolare da perpetrare nelle generazioni future.

Le Processioni del Venerdì Santo a Piano di Sorrento

Il Venerdì Santo ad ammirare le tre processioni che sfilano sul Corso Italia, paralizzando di fatto il traffico in entrata e in uscita dalla Penisola. La “Rossa”, quella del rione Trinità, Arciconfraternità della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, cosi’ particolare per le vesti color porpora e cosi’ folcloristica per la presenza di uomini e donne in abiti d’epoca, soldati romani e pie donne. La “Bianca”, del quartiere Mortora, Confraternita della Purificazione di Maria SS., con il famoso coro delle donne che intona “Il Figlio Mio”. E poi la “Nera”, o i “Neri”come preferiscono essere chiamati i confratelli. Arciconfraternita della Morte e Orazione, fondata nel 1629 ad opera di un gruppo di Notabili locali, che sfila sul Corso per ultima, per consuetudine e per prestigio, e si ritira poi nella Basilica di San Michele dove il possente coro del Miserere, composto rigorosamente da soli uomini, intona il “Salmo 51” nel buio affascinante della chiesa, sfilando tra due file di incappucciati che, posizionati nel corridoio della navata centrale, reggono i lampioni che con la loro luce fioca sfumano tutto quel buio, rendendo ancora più suggestiva l’atmosfera.

E’ sempre emozionante.

Lo canto anche io il Miserere. E lo sento dentro. Mi strugge l’anima. Lo sussurro per non spezzare l’incantesimo di quel momento. Dovrebbero farlo tutti.

Per le parole del Salmo 51, per cio’ che esse rappresentano sempre, in ogni momento della vita, ma soprattutto a Pasqua, per chi crede in Dio e nel significato religioso di questa festività.

Miserére mei, Deus,
secundúm magnam misericórdiam tuam.
Et secúndum multitúdinem miseratiónum tuárum,
dele iniquiatátem meam.
Amplius lava me ab iniquitáte mea: et a peccáto meo munda me

ovvero

Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nel tuo grande amore cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato
”.

https://www.preghiereperlafamiglia.it/m/miserere.htm