Io amo il Mare. Si sa. Ma oggi mi andava di guardarlo dall’alto. Da molto in alto. E ho proposto una passeggiata in montagna. Quella più prossima al mio paese. Quella più a portata di mano, ad appena qualche chilometro dal mio mare, dagli scogli tufacei a strapiombo sulle acque blu del Golfo di Napoli, il più bello al mondo. Monte Faito. L’estremità più elevata di quella catena montuosa che è la spinta dorsale della Penisola Sorrentina e che degrada poi verso il mare quasi baciando Capri ed aprendosi a quello spettacolo meraviglioso che sono i due golfi più famosi della costa campana. Salendo in auto il paesaggio appariva di una bellezza struggente. L’aria tersa e pulita mi pettinava dolcemente i capelli ed i miei occhi erano attratti come fossero calamitati dal colore ora rosso dei papaveri, ora giallo delle ginestre, ora rosa ciclamino di sconosciute corolle che spuntavano dalle bianche rocce calcaree delle pareti scoscese del monte. Al belvedere uno spettacolo della natura mi ha aperto il cuore. Ero lì in cima, ed ai miei piedi l’intero Golfo di Napoli, da Punta Campanella a Capo Miseno, passando per Capri, Ischia e Procida. A un palmo di mano il porto di Castellammare di Stabia, con tutto il suo entroterra di agglomerato urbano e poi ancora il verde dei Monti Lattari. Vele bianche punteggiavano l’azzurro intenso del mare mentre il cielo appariva delicatamente celeste con striature tendenti al bianco. Mi sono fermata in un bosco di larici, pini e castagni. Ho abbracciato un albero. Ho letto ultimamente che è terapeutico. E ho camminato tra gli alti fusti di alberi secolari guardando in terra il fogliame e gli arbusti che ricoprivano il suolo come un morbido tappeto che scricchiolava al mio passaggio e poi su, in alto, tra i rami, i giochi di luce che i raggi del sole causavano insinuandosi tra le ombrose fronde dei giganti del bosco. Ho infilato una felpa. Un brivido mi ha percorso la schiena. Non paga ho continuato silenziosa ad ammirare la Natura che mi si presentava in tutta la sua strabiliante bellezza ed ero così felice … mi sono alterata quando salendo ancora verso le cime Canino e Molare mi sono imbattuta in incauti e incivili turisti della domenica che avevano acceso un falò. Lì, in mezzo a quella sterpaglia di foglie, resina, rametti di legno secchi, alberi di alto fusto. Ho stigmatizzato quei comportamenti, invitando uomini, donne e bambini che si sollazzavano dinanzi allo spettacolo del fuoco a spegnerlo onde allontanare il rischio di incendi. Arrivata in cima ho poi cominciato la discesa. Tante curve mi hanno dolcemente accompagnato a casa; il vento tra i capelli, il sole sul viso e i profumi del bosco mi hanno cullato … ho raccolto un mazzolino di menta e l’ho portato con me. Mi è servito per profumare un piatto di farfalle ai gamberi che ho cucinato appena arrivata a casa. Ed ho avuto la sensazione di aver portato un ricordo del bosco di Faito nel mare del mio piatto!