Le storie che riguardano le navi mi hanno sempre affascinato. Quelle intrise di mistero ancora di più. Ecco perché ho praticamente divorato il libro di Enrico Fedrighini “MOBY PRINCE – un caso ancora aperto” che ho cominciato a leggere soltanto qualche giorno fa. In realtà, conoscevo già a grandi linee il disastro avvenuto nella rada del porto di Livorno il 10 aprile del 1991; disastro che costò la vita a tutte le centoquaranta persone (tra passeggeri ed equipaggio) trasportate dal traghetto di linea Livorno-Olbia che è, probabilmente, la più grave tragedia della marineria civile italiana dopo la seconda guerra mondiale. Dicevo: conoscevo gli eventi. Ne ho parlato in classe molte volte con i miei alunni di quarta e di quinta che studiano Diritto della Navigazione, soprattutto al fine di approfondire tematiche che loro trattano nelle diverse discipline settoriali che sono tenuti a studiare. E molte volte, guardando video ed analizzando documentazione a supporto, siamo rimasti interdetti dinanzi all’epilogo della vicenda e, soprattutto, dinanzi agli esiti giudiziali della stessa. Il libro di Fedrighini, con ottima prefazione di Gianni Minoli – il quale ha curato e realizzato un documentario molto significativo in merito (si trova sul canale Youtube ed è interessantissimo!!) – fornisce una ricostruzione della vicenda veramente molto accurata e precisa, senza tralasciare testimonianze processuali e documenti giudiziali importanti.
Mi è piaciuta poi la conclusione dell’autore che, ritenendo non ancora chiuso il caso – per le innumerevoli falle che la vicenda ancora presenta – ha imbastito una ipotesi verosimile di accadimento dei fatti, “una storia senza pretesa di verità, sebbene costruita su atti, documenti e testimonianze reali … in attesa di poter conoscere la storia vera, un giorno”. Consiglio la lettura di questo testo a tutti coloro i quali non pretendono di dare risposte alle domande ma si pongono con un’ottica critica dinanzi a fatti che, sebbene sottoposti alla valutazione da parte di persone più o meno autorevoli e più o meno accreditate, presentano tuttavia aspetti dubbi e questioni irrisolte. In questo caso, a tutti coloro che vorrebbero sapere una volta per tutte, dopo quasi trent’anni, la ragione per cui centoquaranta persone, uomini, donne e bambini hanno concluso in modo orrendo la loro esistenza su un traghetto in fiamme nelle acque di un porto italiano.