Una estate di molti anni fa una ragazza di venticinque anni si innamorò di un tipo dalla fama di conquistatore incallito e perciò assai poco raccomandabile. Non era una ragazza qualunque. Ma poteva apparirlo. Piccola di statura, sinuosa, armonica, gentile, sguardo vivace e profondo. Un tipetto niente male ma … in fondo niente di particolare. Tutto sommato nella norma. Lui era bello a modo suo. Alto e magro, molto magro. Gambe sottili e fianchi monoblocco. Capello lungo ma che mostrava già segnali di debolezza, con una embrionale stempiatura che lasciava presagire una calvizie in età matura. Bella presenza, ad ogni modo, ed uno stile casual. I due si incontrarono nel corso dell’estate dell’anno 1996. Probabilmente fu a causa di una conoscenza in comune, un tale Fabio, che frequentava da amico entrambi e con i quali cominciò ad andare al mare. All’epoca ci si incontrava sul muraglione a Massa, pietre nere di tufo cocenti e mare cobalto che vi sbatteva violentemente contro. Si andava lì e si stendevano i teli da mare su quelle braci; poi non so dire come ci si tuffava da lì e si risaliva dall’acqua in un battibaleno, con quell’agilità che è tipica di chi nella nostra terra ci è nato, ed è abituato ad inerpicarsi sulle rocce scoscese delle coste a ridosso o a picco sul mare.
Fu subito evidente che i due si piacquero, iniziando una frequentazione che potrebbe definirsi “borderline” per il suo mantenersi in perfetto equilibrio tra la complicità di un rapporto puramente amicale e l’attrazione fisica che caratterizza normalmente quello più intimo, sentimentale o sessuale che sia. Si andava al mare tutti i giorni. Lui passava a prenderla a casa dopo il lavoro, con la sua “Honda XL 600”, e lei gli si avvinghiava addosso durante il tragitto, con la mano di lui che ogni tanto lasciava incautamente il manubrio per accarezzarle la gamba sinistra magra ed abbronzata, scoperta dai pantaloncini corti che lei letteralmente adorava ed indossava quotidianamente. Era bello sentire il vento sul viso e i loro corpi ondeggiavano all’unisono ad ogni curva del Capo di Sorrento fin giù alla Marina della Lobra. Poi, dopo le chiacchiere sugli scogli, con gli amici e i conoscenti che popolavano la scogliera, lui la riportava a casa e si davano appuntamento per la sera. Praticamente qualche ora dopo. Ed andavano a cena fuori o si riunivano in piazza, davanti a un bar, per oziare e bearsi di quella gioventù che sazia senza che ci si renda conto di quanto velocemente sfugga. C’era stato qualche bacio tra loro. Carezze, abbracci affettuosi.
Lui aveva anche cercato qualche volta di insinuare le sue mani sotto la biancheria intima di lei. Ma quegli arditi tentativi erano sempre risultati vani. C’era un motivo particolare per cui lei mostrava ritrosia verso una maggiore conoscenza di quel ragazzo così piacevole ed attraente. Ed era quello costituito dal fatto che lui era fidanzato. Già … fidanzato. Da come la trattava, da fidanzata appunto, non si sarebbe detto. Ma lui era stato onesto sin dal principio. Aveva una ragazza in Uruguay. All’altro capo del mondo. E si dichiarava innamorato di lei. Certo questo la dice tutta. Lei avrebbe dovuto stargli alla larga, evitarlo, passargli accanto senza degnarlo di uno sguardo. Per quegli alert che sovente ci indicano il pericolo ma che puntualmente vengono ignorati dalla maggior parte degli uomini, per quello spirito sadomasochista che li caratterizza. Anche lei aveva ignorato l’alert. Continuava a frequentarlo. Gli piaceva. Lui pareva star bene in quella situazione d’attesa. Trascorreva il suo tempo con una tipa che tutto sommato non lo induceva a tradire la fidanzata ma che tuttavia gli procurava benessere per la piacevolezza della sua compagnia. I primi di agosto di quell’estate balorda, lui le comunicò che di lì a pochi giorni sarebbe arrivata Maria. È assurdo come certi nomi rimangano impressi nella memoria pur non avendo le persone a cui appartengono alcuna rilevanza nella nostra vita. Maria rappresentò per lei un totem. Arrivava Maria.
L’uruguayana. se la immaginava alta, formosa, scura di carnagione, sensuale e accattivante. Da arrendersi prima ancora di iniziare la competizione. Invece Maria arrivò e l’impressione fu quella di una gran brava ragazza. Era anche lei piccola di statura, brunetta, proporzionata, socievole ed empatica. Lui sembrava contento ma, ad essere onesti, non diede mai l’idea di fare salti di gioia. Probabilmente questa vacanza in Italia era stata programmata con un certo anticipo e sarebbe risultato complicato annullarla. Quindi lui sospese la frequentazione con lei … impegnato com’era a far conoscere l’Italia a Maria. Si vedevano ogni tanto in giro, quando lui la portava con sè al mare o alle feste degli amici, in ville immerse nel verde dei colli di San Pietro e di Fontanelle. Una sera in particolare, i due si incontrarono sul terrazzo di una villa allocata nei pressi del Picco Sant’Angelo. Era una calda serata d’agosto e si ballava scalzi sul pavimento ancora bollente del lastrico solare. Lei era con gli amici. Lui arrivò con Maria al seguito, naturalmente. Lei ebbe un moto di stizza all’idea che “quella” era appena scesa dalla moto che per due mesi aveva visto sempre e soltanto lei come passeggero femminile avvinghiato a lui. Lo guardava mentre i due ballavano. Lui guardava lei. Maria ballava al centro tra loro due e, ignara di tutto quanto era accaduto nei mesi precedenti tra il suo fidanzato e quella cara amica che lui qualche giorno prima le aveva presentato, probabilmente non si accorse di nulla. Ma lei decise che avrebbe fatto di tutto, da quel momento in poi, per dimenticarlo. Ora lui era con lei. Avrebbero trascorso un mese insieme. Quel mese insieme avrebbe finito per cementare il loro rapporto e di quella estate a lei sarebbero rimaste le briciole. E lei non voleva le briciole. Così si allontanò. Da lui ed anche da tutto il gruppo di amici che aveva frequentato fino a quel momento. Onde evitare di incontrarlo, sempre, insieme a lei. Cominciò ad andare al mare non più al muraglione a Massa, dove lo avrebbe certamente incrociato, ma sulle barche degli amici ed anche su quelle degli amici degli amici, gente di Napoli, che villeggiava a Sorrento o a Massa Lubrense. Era carina, giovane, libera ed esuberante. Ovunque andasse attirava su di sè gli sguardi colmi di desiderio dei ragazzi appena conosciuti nonchè quelli critici ed invidiosi delle ragazze delle nuove comitive, preoccupate dall’interesse che i loro “maschi” rivolgevano verso la nuova “femmina”. Così trascorse tutto il mese di Agosto. Arrivò Settembre. Tempi di partenze. Lei si trasferì a Napoli. Era eccitata all’idea di vivere in una città e di iniziare la sua pratica forense presso quello studio legale di Via San Pasquale a Chiaia al quale era legata professionalmente già da un anno, prima ancora di laurearsi. Aveva affittato una stanza in un bell’appartamento in Via Martucci – nel cuore della “Napoli bene” – che condivideva con altre cinque ragazze sue coetanee, tutte ancora studentesse universitarie. E fu lì, in quell’appartamento, che si presentò lui una mattina di settembre. Con un enorme fascio di fiori in mano. Confezionati in maniera perfetta, con una carta lucida e trasparente che ne lasciava intravedere la molteplicità e la brillantezza dei colori. Si svolse tutto molto velocemente. Lui con entusiasmo le spiegò che qualche giorno prima aveva accompagnato Maria all’aeroporto e che, in quella occasione, le aveva comunicato la sua ferma intenzione di interrompere quel rapporto a distanza che a trent’anni non si sentiva di portare avanti, nè tanto meno di sostituire con una ben più impegnativa esperienza di convivenza che lei aveva paventato, dichiarandosi pronta a trasferirsi in Italia. La guardò con gli occhi colmi di impavida certezza, pronunciando quel “voglio stare con te” che lei avrebbe voluto sentire molto tempo prima e che lui non aveva avuto il coraggio di dirle. Fu così che, porgendole quei fiori meravigliosi, non avvertì le braccia di lei al collo nè il sapore di un bacio appassionato che suggellasse finalmente il loro amore, ma un gelido “io non più!”, che lo incupì profondamente, facendolo arretrare sulla soglia della porta fino a voltarsi per andare via. Le loro vite presero strade diverse. Non si videro praticamente più. Nè seppero delle vicende che riguardarono l’uno e l’altra. Dei loro singolari percorsi di vita, che li portarono lontano dalla loro terra, dei loro nuovi amori, dei loro figli, dei loro fallimenti, delle loro esperienze professionali, dei loro rapporti d’amicizia. Nulla. Non seppero nulla di quello che avrebbe potuto essere e che non fu.