C’è qualcosa di potente nel “vivere”.
Una sorta di autopropulsione che si attiva quando gli ingranaggi del motore faticano a girare nel verso giusto; quando anche le vele che hai issato per ovviare alla avaria non svolgono la loro finalità a causa della debolezza del vento e per quella “calma piatta” che neanche è auspicabile per andare avanti.
Un’autopropulsione fatta di umiltà, spirito di sacrificio, senso di responsabilità e consapevolezza dei propri limiti … e vai avanti.
Forse lentamente, forse senza grandi fasti e onori, forse anche inconsapevolmente, ma vai avanti.
Ho conosciuto Persone che per il fortissimo legame che li univa a Figli, Mariti e Amici che sono poi venuti a mancare sembrava appassissero giorno dopo giorno, in un lento e inesorabile lasciarsi morire dall’apatia e dall’indifferenza verso qualsiasi tipo di sollecitazione esterna.
Poi il miracolo della Vita ha preso il sopravvento.
E quella autopropulsione di cui parlavo si è attivata.
La Vita continua.
Nonostante i lutti, le mancanze, i fallimenti, le delusioni, i cambiamenti.
Anche quando il vento e la brezza marina, che ne caratterizzano l’estrema espressione di passione ed entusiasmo, si fanno attendere. Guardi un orizzonte, il sole che staglia il suo riflesso sul mare, il riverbero dei suoi raggi sulla superficie dell’acqua, le coste scoscese di un paesaggio che si inabissano nei fondali, il volo dei gabbiani che planano su quella immensa distesa blu e non puoi far altro che respirare profondamente e … vivere, vivere, vivere!