Il Natale non e’ mai un giorno. Il Natale è un periodo. E come tale viene vissuto da sempre e da tutti con un carico di aspettative piuttosto ingombrante. Certo è che le aspettative diminuiscono man mano che l’età avanza e le illusioni scompaiono. Fino a quando, da adulti, il Natale appare per quello che è … un potente amplificatore di stati d’animo e di mancanze che martella i nostri timpani fino allo sfinimento. Quest’anno di incertezza e di precarietà, il Natale è stato il nodo da sciogliere. Ci siamo chiesti se sarebbe stato possibile riunirsi nelle solite tavolate ridondanti di cibo e di leccornie tipiche natalizie; se avremmo potuto gioire in compagnia e dinanzi agli abeti veri o posticci delle nostre case; se ci saremmo potuti incontrati con nonni, zii, cugini che studiano fuori, amici che lavorano in altre città, regioni, paesi. Ed il nodo è stato sciolto … nel senso della discrezione. Tante regole e tante eccezioni. I divieti a braccetto con il buon senso. Le libertà costituzionali garantite all’interno delle abitazioni ma compresse fuori dall’uscio. E chi ci va a perdere non sono poi tutti. Perché i nuclei familiari si sa, hanno composizione varia. Ci sono padri, madri e figli minori. Ci sono padri e loro compagne. Ci sono madri e figli minori. Ci sono madri o padri single con figli maggiorenni che studiano in altre città o addirittura all’estero. Ci sono nonni che fortunatamente godono della loro stessa compagnia e nonni soli perché uno dei due è venuto a mancare. Ci sono studenti fuori sede che vivono da soli ed altri che vivono insieme ad amici o colleghi di facoltà. Ci sono single che si aggregano a famiglie per non sentirsi soli o semplicemente per spirito di amicizia e famiglie che si aggregano a single per affetto o per colmare la propria solitudine. Ci sono le persone in ospedale o nelle case famiglie, nei centri di recupero o nei centri di assistenza. Che non e’ detto che siano soli. O, quantomeno, che non siano più soli di tanti altri che vivono in famiglia. Ci sono miliardi di varianti del concetto di “famiglia” e ci sono miliardi di varianti del concetto di “solitudine” o di “compagnia”. Ci sono persone che vivono da sole e sono felici e persone che vivono in famiglia e si sentono sole. Ognuno vive come crede e “sente” cio’ che vive. Il Natale, semplicemente, amplifica. E questo Natale, se vogliamo – e se è possibile – amplifica ancora di più. Un abbraccio virtuale non consola e non riempie. Il conforto arriva ed arriverà soltanto quando i sentimenti, le sensazioni e gli stati d’animo che oggi esprimono i soli sguardi al di sopra delle mascherine che ci coprono il viso troveranno libero sfogo nei gesti che da sempre contraddistinguono la nostra socialità … e soltanto allora sarà un tripudio di mani, di braccia, di colli, di fiati e di corpi che si intrecceranno e danzeranno sulle note agrodolci di un Natale senza data, che potrà cadere anche a Ferragosto!