L’Italia è una repubblica parlamentare. Ciò significa che Parlamento e Governo sono legati tra loro da un rapporto di fiducia. Il Presidente della Repubblica, che a norma dell’art. 87 della Costituzione “è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”, nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di quest’ultimo, i Ministri.
Il Governo non è un organo per il quale è prevista costituzionalmente una durata (come accade per il Parlamento ed il Presidente della Repubblica). E non lo è in quanto la sua durata dipende dal perdurare del rapporto di fiducia che lo lega al Parlamento. Quando questa fiducia viene a mancare, il Governo cade. L’Italia ha, purtroppo, il triste primato di aver avuto dal 1946 – anno in cui è nata la Repubblica italiana – ad oggi ben sessantasette governi (compreso quello che sta per nascere con a capo Mario Draghi).
Negli ultimi ventisei anni abbiamo cambiato dieci premier e sedici governi rimasti in carica in media seicentodiciassette giorni. Nello stesso periodo, in Francia i Presidenti sono stati cinque (come, del resto, in Spagna) ed in Germania i Cancellieri sono stati tre. Questo perché hanno un sistema che dipende meno dagli umori dei parlamentari.
In effetti, se consideriamo l’ultima crisi di governo – quella innescata da Matteo Renzi, leader di Italia Viva – a seguito della quale il Presidente Mattarella ha incaricato una figura di alto profilo istituzionale come il professor Mario Draghi, ex Presidente della BCE, si ha come l’impressione che la stessa sia stata “pilotata”, probabilmente al fine di spodestare il premier Conte che aveva avuto l’ardire politico – ammantato da una sobrietà paventata a colpi di pochette – di destreggiarsi tra due correnti, l’una opposta all’altra, che si sono date rocambolescamente il cambio nella maggioranza di governo che ha poi finito per capitolare.
Nessuna meraviglia. Giochi di questo genere rientrano in quei comportamenti non sempre politically correct che appartengono ai principali esponenti della politica italiana. Nel 1994, il senatore Umberto Bossi, leader della Lega, fece cadere il governo Berlusconi; nel 1998 Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione Comunista, fece cadere il governo guidato da Romano Prodi; nel 2008 Clemente Mastella, leader dell’UDEUR, fece cadere il governo guidato dal medesimo Romano Prodi; nel 2014 Matteo Renzi, all’epoca segretario del PD, fece cadere il governo guidato da Enrico Letta (ancora si ricorda il suo “Enrico stai sereno”); nel 2019 un altro Matteo, Salvini, leader della Lega, fece cadere il governo guidato da quello stesso Giuseppe Conte di cui prima, il quale – ben saldo in sella al destriero giallo del Movimento5Stelle – abilmente sostituirà il verde della Lega con il rosso della coalizione PD/LEU/IV.
Non c’è che dire, il Governo Draghi nasce sotto una buona stella. O meglio, con il plauso non di una ma di dodici stelle, quelle della bandiera dell’Unione Europea che, insieme a quella italiana, attende di essere sventolata finalmente orgogliosamente … senza che ci si faccia beffa ancora una volta della nostra poca serietà e del nostro, ahimè atavico, senso di irresponsabilità … soprattutto quando si tratta di gestire denaro ed interessi pubblici!