Mio padre ripete sempre le parole di sua madre “I figli si baciano quando dormono”. Non mi ha trovato mai d’accordo. L’affetto si manifesta quando abbiamo la capacità di percepirne il Senso. Cosa me ne faccio di baci, abbracci o carezze se non sono in grado di apprezzarne gli effetti meravigliosamente benefici che essi producono? Ieri, nel salutare mio padre, gli ho preso il viso tra le mani. Era seduto sul ciglio del letto. Mi sono avvicinata e l’ho accarezzato. Con entrambe le mani. Delicatamente. Aveva il viso ispido, per la barba bianca che da qualche giorno non si rade. In quel mio gesto c’era tutto il mio amore per lui, quella riconoscenza che provo ogni giorno per l’enorme ricchezza valoriale che mi ha donato. So che lui non ama le “smancerie”. E’ cresciuto a pane e “baci di notte”, quando non poteva sentirne il profumo meraviglioso e la forza balsamica del loro alito. Io anche sono cresciuta così. Lui e mamma non sono stati proprio dei “dispensatori di carezze”. C’era attenzione verso la nostra educazione, verso i nostri studi, verso la nostra alimentazione, verso le nostre frequentazioni. C’era la costante loro presenza in ogni aspetto della nostra vita di bambini, di adolescenti, di adulti .. anche.
Ma baci, abbracci e carezze erano superflui. Frutto di una educazione severa, rigida, poco incline a far trasparire i sentimenti, le emozioni, gli stati d’animo. E forse è per questo che oggi io dono a questi gesti una importanza enorme. Abbracciare, stringere, toccare, accarezzare, baciare. E’ vitale per me la fisicità delle emozioni. Mi sembrerebbero imperfette ove non contemplassero questo aspetto. Mi trattengo con mia madre e mio padre, perché il rispetto per il loro senso del pudore mi impedisce di lasciarmi andare ad effusioni che imbarazzerebbero loro, prima ancora che me stessa. Ma ieri non ce l’ho fatta. E ho sentito di donare quel gesto di affetto. Ho sentito che, prima di andar via dovevo, attraverso quel “tocco”, fargli arrivare tutto l’affetto che provo per lui, oggi intriso di una strabordante tenerezza. In un mondo come quello attuale, caratterizzato da amori liquidi ed impalpabili, resi ancor più eterei dalla paura del contatto – e del contagio – che aleggia a causa del Covid, restare fedeli alla propria idea di “fisicità dell’affetto” appare anacronistico ed utopico; eppure, ci sono attimi da cogliere, come quello del sole che in un millesimo di secondo scompare all’orizzonte e un battito di ciglia potrebbe impedire di assistervi. Ecco … per me quella carezza a mio padre ha rappresentato ieri sera quel tramonto. E sono felice che nulla, neanche un battito di ciglia dovuto all’emozione, mi abbia impedito di godere della gioia immensa che mi ha procurato.