Sento dire frequentemente che il fattore determinante più importante per la competitività di un Paese è il talento umano. Lo affermano gli economisti di tutto il mondo. Lo ha fatto anche Mario Draghi nel suo recente discorso alle Camere. Ebbene, le donne costituiscono la metà del talento potenziale. Eppure il rapporto sulle disuguaglianze di genere 2020 (il c.d. “Gender Gap Report”) – che analizza su base annuale i progressi compiuti da ben 153 paesi sulle parità di genere, attribuendo a ciascuno di essi un indice incentrato su quattro macro aree che sono: salute (aspettative di vita e rapporto tra sessi alla nascita), istruzione (educazione elementare e superiore), economia (leadership, partecipazione al mercato del lavoro e salari) e politica (rappresentanza) – ci dice sostanzialmente che la parità nell’accesso all’educazione è aumentata ed il tasso di alfabetizzazione delle donne in Italia è giunto al 98% (le donne laureate sono il 22,4 % contro il 16,8% degli uomini, meglio della media UE). Nonostante l’indicatore positivo (ma l’Italia scivola dal 70esimo dello scorso anno al 76esimo posto di quest’anno nel GGR), sono proprio le opportunità economiche a destare maggiore preoccupazione. La partecipazione economica delle donne alla forza lavoro continua ad essere scarsa ed assolutamente notevole continua ad apparire il divario retributivo tra uomini e donne. Quest’anno di pandemia c’è stata, poi, una vera e propria debacle femminile nel mondo del lavoro. La crisi sanitaria ha fatto da detonatore alle contraddizioni. Sono andati in crisi i settori come i servizi alle persone, la ristorazione ed il turismo ad alta presenza femminile. Per quanto attiene all’empowerment politico, anche qui la distanza è incolmabile e gli esempi, soprattutto se analizziamo la situazione italiana, sono evidenti. Poche posizioni al vertice e tutti i principali strumenti politici ed economici di stampo consiliare, composti quasi esclusivamente da uomini. Alla base del gap retributivo vi è soprattutto il permanere di una profonda matrice di stampo socio-culturale. Una cultura che giustifica ancora responsabilità distinte nella cura della casa e dei figli tra uomo e donna. Uno status culturale che costringe la donna in modo “sistematico” a scegliere tra famiglia e lavoro e non contempla la conciliazione come strumento necessario, urgente e soprattutto moderno in una società globalizzata. Per il resto … le donne continuano ad essere oggetto di violenze e maltrattamenti soprattutto da parte di uomini che affermano di averle volute e/o di volere bene, ma non solo; anche da più uomini che, in gruppo, prevaricano le donne stuprandole, nel modo più vile e abominevole che esista. I dati sono allarmanti: nel solo 2021 (che ha fatto l’ingresso poco piu di sessanta giorni fa) 13 femminicidi. Poco più di uno ogni quattro giorni. Ma c’è sempre chi tenterà maldestramente di contestare il fenomeno, sminuendone la drammaticità. Detto questo, auguri a tutte le Donne. Il cammino verso l’effettiva e concreta parità di genere è ancora molto lungo … ma ce la faremo!