Olimpiadi di Città del Messico 1968. Sul podio due atleti di colore ed uno bianco. I due neri (Tommie Smith e John Carlos), arrivati primo e terzo nella finale dei duecento metri piani, alzano il pugno verso l’alto e, scalzi e con la testa bassa a simboleggiare la povertà del popolo nero, manifestano contro il fenomeno del razzismo che negli Stati Uniti in quell’epoca ha raggiunto l’apice con l’assassinio di Martin Luther King avvenuto qualche mese prima. Il secondo posto in gara se lo è aggiudicato Peter Norman, un australiano che sul podio manifesta in modo più discreto, indossando una semplice coccarda della Olympic Project for Human Right (OPFHR). Tutti e tre gli atleti subiranno le conseguenze del loro gesto di denuncia; in modo particolare, Norman verrà, da quel momento, messo al bando dal proprio Paese fino a scomparire letteralmente da qualsiasi competizione sportiva alla quale avrebbe potuto avere accesso visto i formidabili tempi realizzati negli allenamenti. La foto del podio è famosissima. Ancora oggi, l’immagine dei tre atleti disposti in quel modo così anomalo ed inconsueto mostra la forza di una battaglia che è ben lontana dall’essere vinta, sebbene nel frattempo siano trascorsi oltre cinquant’anni.
Europei di Calcio 2021. Alcuni atleti prima del fischio di inizio della partita si inginocchiano e manifestano per sostenere la campagna dei Black Lives Matter. C’è chi lo fa spontaneamente e chi invece non sente di dover manifestare per la causa o, quanto meno, di farlo in quei termini (vedi gli “Azzurri” prima della partita contro il Galles). C’è il Club che comunica ufficialmente prima della partita che i propri giocatori, tutti, si inginocchieranno al fine di manifestare in favore della lotta contro la discriminazione razziale. E di contro, c’è il Club che non prende posizione in merito, lasciando liberi i propri giocatori di aderire o meno alla forma di espressione del pensiero scelta per manifestare il proprio dissenso al razzismo. C’è il leader della squadra di
calcio che coinvolge i compagni nell’aderire alla causa, inginocchiandosi in campo, e c’è chi lo fa di sua sponte, senza attendere il via o il permesso di altri.
Certo è che lo sport, nelle sue varie e molteplici espressioni, è uno strumento di condivisione di valori importanti ed ha il pregio di essere seguito in maniera massiccia da gran parte della popolazione mondiale in maniera, oserei dire, trasversale. Ricchi, poveri, uomini, donne, bianchi, neri, gialli, adulti, bambini, anziani, operai, professionisti, politici. Perché, mi chiedo, non affidare agli atleti un ruolo educativo e formativo delle nuove generazioni che consenta di migliorarne lo spessore umano attraverso la condivisione di quei diritti civili che appaiono spesso sbiaditi se non dimenticati in diverse parti del mondo?
I giocatori di calcio, soprattutto quelli delle squadre più blasonate – ed in una competizione europea le più blasonate, si sa, hanno un ruolo fondamentale nella composizione delle “nazionali” – si facciano portatori di valori importanti. Non diano sempre e soltanto l’immagine di giovani viziati e capricciosi – Porsche, Rolex e donne da copertina – al soldo di società che, a loro volta, si interessano soltanto delle loro prestazioni in campo. Gli ingaggi milionari dovrebbero prevedere anche attività formative in campo civile, sociale e culturale. Da sfruttare a cascata per la formazione dei giovani per i quali questi campioni rappresentano modelli da seguire. Perché tanta polemica – in campo e fuori – per un gesto che rappresenta soltanto la condivisione di un valore importante come quello dell’Uguaglianza tra i popoli, indipendentemente dal colore della pelle e da ogni altra differenza che (ah, se soltanto tutti ce ne rendessimo conto!!) rappresenta soltanto un valore aggiunto per ognuno di noi?
Ben vengano allora gesti forti, importanti e significativi come l’inginocchiamento in campo. Se non sono i giocatori, di loro iniziativa, a sentire di doverlo fare – perché magari non hanno una educazione al civismo o semplicemente una formazione familiare indirizzata verso l’Altruismo, la Solidarietà, l’Uguaglianza, la Lealtà ed il Rispetto dei Diritti Umani, che siano pure le Società a prendere in mano il testimone e passarlo degnamente ai propri tesserati, imponendo regole di condotta e di vita che, come tutte, non andrebbero mai violate (e ove lo fossero imporrebbero l’applicazione di sanzioni anche economiche).