La Russia da qualche settimana ha invaso l’Ucraina. Gli altri Stati per il momento stanno a guardare. Consapevoli che un loro intervento scatenerebbe di certo la Terza Guerra Mondiale. E allora, USA e Unione Europea, ma non solo, praticano altre strade. Sanzioni economiche e diplomazia. Augurandosi che l’ennesimo folle alla guida di una nazione non abbia il sopravvento sulla ragionevolezza del suo popolo. È strano. Assistere a una guerra dalla TV, dagli smartphone, dai PC, da qualsiasi dispositivo di cui oggi disponiamo. Le immagini sono quelle che siamo abituati a guardare sui libri di scuola. Carri armati, soldati con gli elmetti, armi, trincee, ospedali da campo … poi c’è lo spettro della bomba H, delle armi chimiche e di altri macabri strumenti risolutivi, posti alla mercé della volontà malsana di uno o poco più di uno tra i potenti della terra. È loro la decisione di distruggere il mondo schiacciando semplicemente un bottone. Che follia la guerra! All’origine di ogni conflitto c’è sempre la voglia di prevaricazione, il desiderio di aggredire e sottomettere. La prepotenza ed i soprusi esercitati da uno Stato su un altro, quest’ultimo di solito più debole ed indifeso rispetto al primo. Davide contro Golia.
Ed è quanto si verifica oggi. La Russia contro l’Ucraina, alla quale oggi l’Unione Europea guarda come ad un prossimo consociato, garantendole un canale preferenziale nella complessa ed articolata procedura di adesione che caratterizzerebbe il suo ingresso nel blocco dei paesi occidentale. Anche la NATO le strizza l’occhio. Benché questo abbia rappresentato probabilmente il motivo scatenante del capriccio imperialistico di Putin. E sono filoucraini anche Biden, Johnson ed Erdogan, il quale ultimo – pur praticando da sempre una politica piuttosto ambigua nei confronti di ambedue le superpotenze mondiali – ha in questo caso voltato le spalle al capo del Cremlino, applicando alla lettera le norme del Trattato di Montreux del 1936 ed impedendo alle unità navali russe di raggiungere il Mar Nero tramite gli “Stretti”, dei quali la Turchia è riconosciuta “sentinella” sul piano internazionale. Si combatte. E siamo tutti lì a tifare per l’Ucraina. Con i colori giallo/blu che rivestono palazzi di governo, piazze, stadi, teste e spalle di uomini e donne di quasi tutti i paesi del mondo. L’Assemblea generale dell’ONU, dove – diversamente dal Consiglio di Sicurezza – non c’è diritto di veto, ha condannato con la massima solennità possibile l’aggressione della Ucraina da parte di Putin, ed ha chiesto l’immediato e totale ritiro delle truppe russe. Non accadrà, certo, e come ben noto le risoluzioni dell’Assemblea non sono vincolanti, ma ciò che conta è che la condanna, morale e politica, è venuta in questo caso da ben 141 Paesi su 193, con solo quattro paesi schierati con la Russia (Bielorussia, Siria, Nord Corea ed Eritrea); è venuta, finanche, da molti paesi africani, come Libia ed Egitto, su cui Mosca esercita da sempre una forte influenza politica ed e economica (uniche eccezioni sono state le astensioni dell’Algeria e del Sudan). Non meno rilevanti, ai fini dell’analisi delle strategie geopolitiche internazionali, i paesi che si sono astenuti dal prendere una posizione: non solo la Cina e l’India ma anche Pakistan, Vietnam, Iran, Sud Africa. Potremo dire, pochi ma grandi: paesi che complessivamente, rappresentano circa la metà della popolazione mondiale. La TV ci rimanda immagini strazianti; quelle, in particolare, di donne e bambini che lasciano il loro paese a piedi, in auto o in treno, con borse, trolley o passeggini al seguito. Hanno occhi tristi ed angosciati. Lasciano case, padri, figli e mariti alla mercé dei carri armati e delle bombe dell’invasore, consapevoli di un destino che li vede sconfitti per mano di un folle dittatore in abiti eleganti che parla per di più la loro stessa lingua. Ma in quei medesimi occhi si legge, altresì, la dignità e l’orgoglio di un intero popolo che ha scelto di lottare per la sua indipendenza e per quella stessa libertà che ha così tanto strenuamente conquistato nel corso degli anni. Ed è quella dignità, quell’orgoglio – ben rappresentati dal loro Presidente Zelensky – che rende l’Ucraina, in questo preciso istante della Storia, quel “Davide” per cui tutto il mondo parteggia nella sua cruenta ma strenua lotta contro il gigante russo “Golia”!