Il coraggio viene normalmente definito come la forza d’animo che consiste “nel sopportare con serenità e rassegnazione dolori fisici o morali, nell’affrontare con decisione un pericolo, nel dire o fare cosa che importi rischio o sacrificio”. Possiamo dire senza ombra di dubbio che coraggio è quello dimostrato dalla giornalista russa Marina Oysyannikova che, qualche giorno fa, ha fatto irruzione nello studio di Channel One, la principale emittente di stato russa, durante la diretta del TG nazionale, manifestando contro la guerra. In conseguenza del suo gesto la Oysyannikova è stata prima tenuta in isolamento e poi interrogata per quattordici ore; infine, condannata a pagare una multa di 30 mila rubli (circa 255 euro). Coraggio si. Perché l’esercizio della libertà di manifestazione del pensiero è oggi precluso in Russia sebbene il paese rivesta dal 1991 (anno di dissoluzione dell’URSS) la forma di governo di una repubblica semi-presidenziale. Benvero, dal 1993 è stata adottata una nuova Costituzione che attribuisce poteri molto più rilevanti al capo dello Stato. L’ascesa al potere di Putin è iniziata nel 1999, quando Eltsin si dimise dalla carica, nominandolo presidente ad interim fino allo svolgimento delle elezioni ufficiali del 2000.
Putin è stato poi rieletto nel 2004 e nelle successive elezioni. Il suo attuale quarto mandato dovrebbe terminate nel 2024 ma gli esiti del conflitto con l’Ucraina lasciano aperti i più svariati scenari. Sta di fatto che durante gli anni in cui è stato a capo del Cremlino, Putin ha di fatto trasformato il paese in una vera e propria dittatura. Anche tramite atti normativi diretti a limitare diritti e libertà fondamentali costituzionalmente garantiti. Come la recentissima legge contro la libertà di stampa, che prevede pene fino a quindici anni di carcere per chi pubblica quelle che il regime valuta arbitrariamente come “fake news”. Una misura che ha un obiettivo chiaro: censurare eventuali ideologie dissidenti da quella di regime, anche attraverso atti di propaganda che ricordano periodi decisamente bui della storia contemporanea. Coraggio è quello che appartiene a chi, come Marina Oysyannikova, inneggia alla pace in un contesto tiranneggiato in cui è più opportuno sostenere la guerra. Perché il dittatore impone questa linea di pensiero raccontando (queste si!) fake news al suo popolo. Versioni quanto meno edulcorate di una offensiva militare priva di senso e di ragionevolezza. Coraggio è quello che appartiene a tanti russi che continuano a pensarla diversamente dal “capo”, sfidando sanzioni e ritorsioni che si abbatteranno inevitabilmente su di loro ad opera di un ex agente del KGB con la smania di diventare lo zar del nuovo millennio – restituendo alla Russia i confini di Pietro il Grande – che di coraggio ne ha veramente poco perché terrorizzato da tanti simboli dell’Occidente … primo tra tutti la Libertà.