L’Oscar alla “banalità”

Sono sprofondata in un abisso di banalità. Il percorso e’ durato qualche minuto. Immersa nel buio più accecante in cui mi sia mai trovata e stordita dal suono metallico ed assordante di una musica onomatopeica. Poi, di colpo, la banalità del male di cui parlava Hannah Arendt. Una casetta perfetta, con un giardino perfetto, abitata da una famiglia perfetta. Il tutto a pochi metri da Auschwitz che si percepisce - ma non si vede - dietro un alto muro grigio sul quale si stanno inerpicando le viti piantate amorevolmente dalla moglie del comandante del campo Rudolf Hoss. Nel film “La